Gli operatori commerciali proseguono impuniti la loro opera di disturbo chiamandoci, o peggio facendoci chiamare da una macchina in qualunque orario del giorno, anche se siamo iscritti al “Registro pubblico delle opposizioni” (RPO) Registro pubblico delle opposizioni. Oramai le rubriche dei nostri telefoni hanno più numeri nella black list che in quella di altri contatti. Ma forse il (RPO) non sta facendo il suo lavoro?
Disarmanti le affermazione del Garante per la protezione dei dati personali che dice chiaramente che non ce la fa. Quasi il 60% degli iscritti al RPO continua ad essere bersagliato dalle chiamate commerciali degli operatori per la vendita di beni e servizi mentre secondo il Codacons, su 2,7 milioni di iscritti il 50% continua a ricevere telefonate di marketing aggressive. Il 40% circa delle telefonate commerciali ricevute dagli utenti propone contratti di forniture per luce e gas, mentre il 32% è legato al mondo della telefonia.
L’Associazione dei consumatori, sollecitata dalle numerose segnalazioni dei cittadini, ha deciso di presentare un esposto chiedendo al Garante per la privacy e alla Procura di Roma di aprire indagini sul territorio volte ad accertare il mancato rispetto della privacy dei cittadini e le relative responsabilità.
Purtroppo pare che poco o nulla si possa fare per i call center situati all’estero perché non si riesce a comprendere chi ci sia dietro
Ma allora c’è un sistema per difendersi da soli se andiamo oltre quell’inevitabile vaffa… che è la risposta più frequente data ai disturbatori?
Essendo le telefonate registrate occorre prestare molta attenzione nel rilascio, anche involontario, di consensi. Un semplice “SI” ad una domanda può trasformarsi in un incubo che ci condizionerà l’esistenza per i giorni a venire. Se vi contattano sul PC attenzione ai cookies perché accettandoli potrebbe voler dire accettare un servizio.
Chi viola il diritto di opposizione, ovvero la mancata osservanza del RPO, incorre in una pesante sanzione amministrativa pecuniaria fino a 20 milioni di euro o, per le imprese, fino al 4% del fatturato mondiale totale annuo dell’esercizio precedente, se superiore. Le sanzioni per gli operatori di telemarketing dunque ci sono, ma c’è chi è convinto che alle imprese costi meno pagare le multe piuttosto che tenere aggiornati i database. Sarà per questo che il RPO non interviene?
La domanda però sorge spontanea. Al RPO arrivano probabilmente ogni giorno, ci teniamo bassi, migliaia di segnalazioni di numeri molesti dai quali, nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale, è sicuramente possibile risalire a gestori, call center o a persone fisiche; possibile che non si riesca a bacchettarli a dovere risolvendo così almeno in parte il problema del bilancio dello Stato?
(in parte dal web liberamente adattato)
